Alessandro Maida

intervista di A.R. ad Alessandro Maida in occasione del festival Cirk Fantastik 2015, Firenze

Ti ricordi quando eri spettatore,  prima ancora di desiderare di essere artista?

Prima di cominciare a fare spettacolo ho visto veramente pochissime cose; quando ero bambino mi ricordo di qualche spettacolo di teatro visto con la scuola, un’opera una volta e poco più. Non ero un grande spettatore. Nonostante questo ci sono stati alcuni spettacoli tra questi che mi hanno marcato molto e che ancora ricordo molto bene.
Per me la fucina è stato iniziare a esibirmi, più che osservare spettacoli. Poi ovviamente, una volta iniziato il mestiere, vedere spettacoli è diventato pane quotidiano e ora appena posso vedo spettacoli.

E quando eri sul palco e avevi di fronte questo pubblico, era un pubblico che avevi cercato, desiderato…

All’inizio assolutamente no, era solo l’emozione, l’adrenalina di essere di fronte a delle persone che da te si aspettano qualcosa… poi con gli anni sicuramente ho incrociato molti pubblici diversi. In strada, in teatro, sotto un tendone e poi diversi paesi, estrazioni sociali, ci sono un sacco di variabili, a volta anche solo un’ora prima o un’ora dopo cambia il pubblico. Ho avuto molto a che fare con un pubblico teatrale, avendo girato molto neelle stagioni teatrali con lo spettacolo “Respire”, quindi con molti abbonati e tendenzialmente un ceto borghese medio. Il pubblico teatrale è magari un po’ più freddo, ma allo stesso tempo è un pubblico che ha la possibilità di cogliere le cose più piccole, con più attenzione; è un pubblico sicuramente più pacato, ma più attento al dettaglio. L’energia che hai a teatro è bella, perchè ti basta muovere un mignolo e tutti vedono quel mignolo che si muove

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E invece il pubblico che vedi, in strada o al circo?

Lo spettacolo in strada, anche se non ne ho fatti moltissimi, è tutt’un’altra cosa, in teatro hai tutta l’energia che viene verso di te, in strada devi mettere tutta la tua energia perchè la gente si fermi lì e non si distragga, perchè in strada succede di tutto, c’è casino, rumore.
Poi c’è il tendone, un luogo di per sè evocativo e magico senza bisogno di fare niente. Un luogo dove il pubblico è li di fianco a te che sei in scena e dove l’energia circola, grazie alla forma della tenda.
Il tendone è anche un arma a doppio taglio per chi come noi cerca di diffondere circo contemporaneo. Il pubblico lega il tendone ad un immaginario legato al circo tradizionale ed è talmente solida questa memoria (giustamente), che questo va a discapito dell’attenzione che il pubblico mette nell’entrare sotto il tendone. Chi viene al tendone troppo spesso pensa di andare al circo per i bambini, comprarsi un pop corn, chiacchierare senza problemi durante lo spettacolo e guardare un intrattenimento leggero senza pensieri.

Dopo tanti anni torni nel pubblico con una consapevolezza diversa…cosa vivi adesso quando sei in mezzo al pubblico e guardi uno spettacolo?

Ho due modi di guardare uno spettacolo.
Uno per imparare, “studiare” lo spettacolo dal vivo con i suoi stili costruzioni, codici, drammaturgia etc. etc. Il secondo è cercando di dimenticarmi – anche se è difficilissimo – delle cose che ho detto prima.
La cosa che mi fa capire di più quando uno spettacolo mi piace è che mi fa dimenticare tutto e mi trasporta, non devo farmi nessuna domanda, non penso a niente. Mi capita ancora e spesso me lo impongo: prendi tutto il bello e fatti trasportare
Chissà io a volte ho voglia di divertirmi e mi lascio andare e cerco di non essere troppo critico, altre preferisco analizzare, quello è molto variabile e idem lo è il mio pubblico,

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Ricordi qualche episodio in cui sei stato particolarmente colpito dal tuo pubblico?

È difficilissimo da definire, ho visto delle differenze geografiche, differenze di popoli, di cultura, di ‘ceto’. Può essere più popolare o più intellettuale, in ogni caso ti può sempre stupire e reagire un giorno in un modo, e il giorno dopo in un altro, anche nella stessa identica situazione.
La cosa forse più bella che mi è successa e stata quando un ragazzo che non conoscevo è venuto a vedere lo spettacolo. Dopo un po’ di tempo l’ho rivisto e mi ha detto: “sai che il tuo spettacolo mi ha fatto ricordare un amico di infanzia che non vedevo da dieci anni e grazie al tuo spettacolo l’ho richiamato, ci siamo rivisti”. In questi momenti senti di dare veramente qualcosa alla gente. È molto forte. È bellissimo vedere delle persone che si sentono riempite alla fine di uno spettacolo; a volte succede, a volte no.
Raccontaci della tua esperienza all’interno del progetto “Complicitè”

Era molto interessante perché non c’era quella classica atmosfera, quell’attitudine del pubblico che sta vedendo dei diversamente abili, quella falsa gentilezza. Allo stesso tempo lo spettacolo aveva un alto livello, quindi era molto interessante sentire quasi un imbarazzo nel ridere alle battute dei ragazzi, che si prendevano anche in giro da soli, e sentivi che mano a mano questo imbarazzo si perdeva, e alla fine la gente lo prendeva come uno spettacolo fatto da professionisti, perché il lavoro che hanno fatto questi ragazzi era di alto livello…Ricordo il piacere di sentire il pubblico lasciarsi andare senza pensare “sto ridendo di un diversamente abile”

Ti sembra giusta la dose di informazione che riceve il pubblico sui tuoi spettacoli o sul genere del circo contemporaneo?

Secondo me basta un breve testo, ma è chiaro che in un’ottica di divulgazione del circo contemporaneo, si potrebbe spingere più in la. Per esempio potrebbe avere più informazioni generali su quello che sta succedendo in Italia nel circo contemporaneo, o almeno una breve descrizione di cos’è e perché esiste.
Sento spesso commenti incredibili la mattina dietro alla roulotte  “sono zingari”, “ci sono gli animali” , sarebbe interessante dire chiaramente “questo è circo, ma è un po’ diverso da quel che ti aspetti”, anche se è molto difficile.
lo vedo ancora di più col MagdaClan (circo italiano con cui lavoro), quando siamo in autoproduzione (a biglietteria in piazza senza nessuna organizzazione sul territorio), in una situazione simile al circo tradizionale, siamo considerati un circo come tutti gli altri.  Forse è colpa nostra, esteticamente non riusciamo ancora a differenziarci, come trovare un impatto visivo che ci differenzi dal solito circo. Ci stiamo lavorando. Ci vuole tempo e molte riflessioni.

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