Ombre del gesto

Tracce del circo, in una nuova archeologia dell’immagine filmata

di Raffaele De Ritis

La memoria del circo é affidata al gesto.
Exploits del corpo, costruiti su combinazioni di attitudini impercettibili; questione di sguardi e sudori, miseria di ore di prove al freddo. L’artista non ha supporti di trasmissione oltre alla fisicità che scompare.
E quel risultato, in quella manciata troppo breve di lustrini e bagliori, può essere registrato dal pubblico solo in un ricordo che diventa troppo presto sogno, allucinazione.
La precisione di incisori, pittori e scultori ci ha trasmesso per un paio di secoli la memoria del circo; poi la fotografia; ma il circo non va molto d’accordo con l’immobilità. E infatti il cinema, dalla sua nascita, ha scelto clowns e acrobati tra i primissimi temi per materializzare la magia dell’immagine in movimento.

Il duo Footit e Chocolat alle prese con un apparecchio fotografico. Volantino pubblicitario, 1903 ca. Raffaele De Ritis Archives.

Già nel pre-cinema (le lanterne magiche, poi i rudimentali prassinoscopi, zoetroopi e altri incanti fin de siécle) cavallerizze, equilibriste e pierrot giocolieri erano i temi privilegiati per inventare l’illusione del movimento. Edison e i Lumière, gli inventori del cinema, quando non riprendevano scene urbane portavano la prima macchina da presa sulla scena del varietà o sulle piste dei circhi. Trapeziste, cani ammaestrati e entrées clownesques sono tra i primissimi documenti della storia del cinema.
E’ grazie ai Lumiére che abbiamo i numeri di Foottit e Chocolat, il primo duo clownesco della storia, muti ma eloquenti nel prepotente dinamismo che solo i corpi di circo hanno.

Certo, il circo diventerà un soggetto costante, sterminato nei melodrammi e nelle commedie della storia del cinema, argomento ampiamente esplorato. Invece la curiosità di chi scrive é ai margini del cinema: in un limbo dove l’immagine filmata non ricostruisce bensì ruba lo spettacolo crudo del circo; essa vi si insinua col pretesto di documentari, cinegiornali, varietà televisivi e senza saperlo regala alla memoria perle fedelissime e straordinarie di quest’arte. E’ necessario un lavoro archeologico, di scavo nei cunicoli insospettabili di sorgenti le più disparate.

La troupe Rastelli filmata in “Europa di Notte” (1959) di Alessandro Blasetti. Lobby card per pubblicità nei cinema. Raffaele De Ritis Archives.

Films pseudo-erotici degli anni ’60: nei cosiddetti “film di attrazioni”, tra un numero di spogliarello e una veduta notturna di Amburgo proibita si scoprono riprese dei numeri integrali di leggendari artisti, in un glorioso technicolor. Tra i mille esempi, i sublimi Diors Dancers, pionieri della fusione tra acrobazia e danza moderna; o la regina del trapezio, Miss Mara.

Ma non ci sono solo i lungometraggi. Le sale cinematografiche regalavano un’esperienza fatta anche di notiziari filmati o cortometraggi di esordienti. E allora, tra un’incoronazione balcanica e un raid aereo, possono spuntare preziosi minuti con le prime immagini esistenti della “bascula coreana”, grazie a ritagli di pellicole contrabbandate per miracolo da qualche cameramen d’Oriente; o nientemeno che il numero di Buster Keaton sulla pista del Medrano di Parigi negli anni ’40.

Vi é poi lo sterminato mondo del cinema documentaristico Sovietico: ecco eloquenti scorci su leggendari clowns come Popov e Karandash, o sui primi collettivi, in uno splendido bianco e nero; o ancora le notizie filmate francesi che nei primi anni ’70 raccontano la nascita delle scuole di circo pioneristiche; e ancora, l’Istituto Luce che documenta l’epica dei primi minuscoli circhi itineranti italiani.

Il trio Saddris sul set del programma televisivo “La Piste aux Etoiles”, 1965 ca. Foto di scena, Raffaele De Ritis Archives

Vi é infine la televisione. In Francia, dal 1952 al 1976, il programma “La Piste aux Etoiles” ogni Sabato sera ha portato nelle case 180 puntate con migliaia di numeri da tutto il mondo, raccolti sulle piste del Medrano e del Cirque d’Hiver con un’orchestra strepitosa dal vivo.
Vi sono varietà televisivi inglesi, come il “Paul Daniels’ Show”, con le grandi attrazioni degli anni ’80 e ’90. O qualche numero ogni tanto invitato per caso a riempire talk show italiani o spagnoli degli anni ’70. Poi ovviamente le trasmissioni annuali dei festival di Monte Carlo e del Cirque de Demain, che da quasi ormai mezzo secolo sono il catalogo storico dell’evoluzione del circo in ogni sua forma.

Ecco, chi scrive setaccia di continuo il fiume infinito alla ricerca di minuscoli frammenti, seguendo piste che portano a mille altre tracce. Nasce così il progetto Nuovo Cinema Circo: un’occasione di possibili sintesi in cui in un’ora o due di cine-spettacolo é possibile viaggiare nel tempo alla scoperta dei più grandi eroi del circo di ogni epoca.

Riflettere, fare confronti, scoprire di cosa é capace la trasmissione di un gesto attraverso le generazioni.
Ma sopratutto meravigliarsi di quanto era o é preziosa la nostra ingenuità, e finalmente rilassarsi a godere di una bellezza che non é scomparsa, ma forse sempre più rara.

Raffaele De Ritis

Immagine di copertina: set cinematografico al Circo Price di Madrid, 1962.
Diapositiva originale, Raffaele De Ritis Archives.

21 Febbraio 2019
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